Covid-19 e 5G: esiste davvero un nesso con la rete 5G?

Come tutti i nostri clienti sanno, noi forniamo assistenza per disservizi legati alla telefonia fissa, mobile, internet, fatturazione a 28 giorni ed abbonamenti a pagamento non richiesti. Ma durante questo periodo molto particolare, che ci vede costretti a restare a casa forzatamente, vi stiamo tenendo aggiornati sui vari problemi di connessione che si sono verificati in tutto il Paese, a causa del sovraffolamento di rete fissa.
Da pochi giorni, vi avevano anche informati della recente fusione della Wind e della Tre, dando così vita a Windtre, con lo scopo di ampliare la rete per la diffusione del 5G.
A tal proposito, ci sembra doveroso raccontarvi anche questa storia. Da da un pò di giorni, c’è più di qualcuno che sostiene che ci possa essere una correlazione tra il Covid-19 e la rete 5G. Provando a dare una spiegazione logica a tale tesi, vi diremo chi sono le persone che sostengono tale tesi, e su quali elementi basano la loro teoria, secondo la quale ci sarebbe una “connessione” tra la rete il Covid-19 ed il 5G.
Covid-19 e 5G: Quale sarebbe il nesso?
Tra le varie persone che sostengono che possa esser stata la rete 5G a dar vita al Covid-19, di sicuro, quella più autorevole, sembra essere quella di uno dei consiglieri economici del Premier Conte, ovvero, Gunter Pauli. Quest’ultimo, sconosciuto ai più fino a pochi giorni fa, si è reso recentemente famoso per un tweet alquanto spiazzante

La tesi che l’economista del Premier sostiene, si basa, così come si evince in modo sintetico anche dal tweet, su di un particolare nesso di causa ed effetto, tra le aree del mondo dove è partita per prima la diffusione del 5G, e le aree dove il Covid-19 si è maggiormente sviluppato.
Cercando di analizzare ciò che suppone l’economista Pauli, è da tener presente che, effettivamente, la nazione che più di tutte è stata pioniere nella diffusione della rete 5G, è la Cina. Casualità, la città cinese dove sono maggiormente presenti i ripetitori e le antenne del 5G, è proprio Wuhan. A supporto di tale fatto, ci sono anche le parole del capo dell’amministrazione della comunicazione provinciale Song Qizhu, che lo scorso 31 Ottobre 2019 ha dichiarato quanto segue:
“La città di Wuhan, la capitale di Hubei, dovrebbe avere diecimila stazioni base 5G entro la fine del 2019”.
Covid-19 e 5G: Perché dopo la Cina è l’Italia il Paese più colpito?
Praticamente, dopo la Cina, la regione geografica del Nord Italia, è stata l’area maggiormente colpita dall’incidenza del Covid-19. Casualità, quest’area geografica, dopo quella dell’ Hubei, è quella con la presenza più importante della rete 5G nel mondo. Effettivamente, a pensarci bene, viene da porsi almeno una domanda. Come mai, dopo la Cina, il focolaio più grande dove ha attecchito il virus è proprio il Nord Italia, e non una regione geografia nelle prossimità della Cina?
A supporto di tale tesi, vi condividiamo le dichiarazioni dell’ingegnere elettronico Giancarlo Spadanuda, specialista in campi elettromagnetici e consulente tecnico d’ufficio della magistratura che dichiara quanto segue:
“Chiariamo subito che il 4G e il 5G sono sistemi di trasmissione di invisibili radiazioni elettromagnetiche per video, voce e dati (…), la loro zona di propagazione viene detta Campo Elettromagnetico (CEM). Il 5G ha una caratteristica fisica (onde millimetriche) che lo distingue dagli altri metodi di trasmissione: ha bisogno di molti piccoli ‘passi’ per poter avanzare nello spazio, ma è pur sempre una radiazione elettromagnetica. Pertanto gli studi sanitari e biologici che si stanno facendo in tutto il mondo sugli effetti negativi sulla salute valgono esattamente sia per il 4G che per il 5G”.
Quali sono le risposte del settore delle telecomunicazioni?
Non si è fatta attendere la risposta dell’ ASSTEL (associazione degli operatori di telefonia) la quale ha dichiarato come segue:
“ il nesso lanciato da Gunter Pauli risulta privo di fondamento con tesi definibili fantascientifiche. Inoltre l’associazione incalza specificando che le tecnologie Telco sono sempre validate dalla comunità scientifica internazionale e che non c’è alcuna problematica in merito.”
In questo contesto, l’Asstel, spera che il processo di aggiornamento al 5G possa proseguire senza intoppi, commentando:
“Abbiamo letto con enorme stupore l’affermazione formulata da Gunter Pauli di un nesso tra la realizzazione delle reti 5G in Cina e il propagarsi della pandemia. Non possiamo non esprimere grande rammarico e dissenso per una tesi fantascientifica priva di alcun fondamento. In questa fase di acuta criticità sanitaria e sociale per il Paese, le reti di telecomunicazioni e tutte le persone che vi lavorano stanno esprimendo il massimo sforzo possibile per venire incontro alle necessità di comunicazione per il lavoro, le istituzioni e le famiglie. Auspichiamo che questo lavoro possa essere proseguito senza la turbativa di espressioni così palesemente infondate”.
Noi non siamo in grado di dirvi se, ci sia un vero e proprio legame di causa ed effetto tra la rete 5G e la nascita del Covid-19, abbiamo provato a farci delle domande cercando di ipotizzare delle risposte.


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